L’articolo mette a fuoco negli scritti di Bruno Migliorini il complesso nucleo teorico riassumibile nel nesso lingua e società, evidenziando le critiche rivolte alla dialettologia neogrammaticale e le aperture nei confronti delle correnti più avanzate della linguistica europea coeva. Viene inoltre illustrato l’apporto determinante fornito dallo studioso alla fondazione scientifica e alla definizione del profilo istituzionale di discipline come la storia della lingua e la linguistica italiana, con un puntuale riferimento agli elementi di continuità tra temi e impostazioni metodologiche delle indagini miglioriniane e gli orientamenti attuali di tali ambiti disciplinari. Il richiamo al ruolo della storia e a fattori culturali, psicologici e sociolinguistici nelle dinamiche del mutamento linguistico risale in Migliorini alla suggestione del pensiero di Schuchardt, Gilliéron, Meillet, Spitzer e Bally. Il binomio lingua e cultura appare però del tutto esente nell’opera del linguista italiano dal rischio di derive crociane e vossleriane; anzi, il rapporto allacciato a Firenze con Devoto da Migliorini contribuì a definire e a rafforzare nei suoi interventi una concezione della lingua come istituto collettivo, che si articola nella molteplicità delle stratificazioni e degli usi sociali, inclusi i sottocodici tecnico-scientifici e le lingue artificiali. In questo quadro, per Migliorini la lingua resta un’entità ben definita: un sistema, sia pure aperto e mobile, da indagare nella sua specificità e concretezza e nei suoi profondi legami con la storia della cultura, ma non riducibile a fatto soggettivo; tanto meno a momento esclusivamente o prevalentemente estetico. La stessa rivendicazione della legittimità della lingua contemporanea come oggetto di indagine scientifica, in Italia all'epoca tutt'altro che pacifica, si può riportare agli orizzonti teorici dischiusi dal Cours di Saussure, a cui va aggiunto l’influsso più diretto, esercitato sul Migliorini contemporaneista, da Spitzer e da linguisti francesi e svizzeri come Darmesteter, Dauzat, Bally, Frei. Nel campo della linguistica applicata (neopurismo e glottotecnica), Migliorini ricorse spesso a criteri di tipo strutturale e funzionale nei giudizi di maggiore o minore accettabilità, relativi all'accoglienza di neologismi e forestierismi, nonché nelle proposte di orientamento normativo; né va dimenticato che egli fu tra i primi divulgatori del pensiero e della terminologia del Circolo Linguistico di Praga. Più specificamente, attraverso un riesame delle indagini di Migliorini su volgari antichi e varietà regionali nella prospettiva della formazione della lingua comune (esemplare il saggio sulla storia linguistica di Roma), vengono evidenziati nell'articolo quegli elementi teorici e metodologici che consentono di guardare a questo studioso come a un importante precursore; l’opera di Migliorini anticipa, infatti, aspetti di quella focalizzazione sulle interferenze diasistemiche tra le varietà che, a partire dal celebre libro di Weinreich Languages in contact (1953), si è imposta nel panorama non solo degli studi dialettologici ma anche storico-linguistici, essendo la lingua lo specchio più fedele del secolare policentrismo e multiculturalismo italiano.

Migliorini e la "linguistica a tre dimensioni"

COVINO S
2011-01-01

Abstract

L’articolo mette a fuoco negli scritti di Bruno Migliorini il complesso nucleo teorico riassumibile nel nesso lingua e società, evidenziando le critiche rivolte alla dialettologia neogrammaticale e le aperture nei confronti delle correnti più avanzate della linguistica europea coeva. Viene inoltre illustrato l’apporto determinante fornito dallo studioso alla fondazione scientifica e alla definizione del profilo istituzionale di discipline come la storia della lingua e la linguistica italiana, con un puntuale riferimento agli elementi di continuità tra temi e impostazioni metodologiche delle indagini miglioriniane e gli orientamenti attuali di tali ambiti disciplinari. Il richiamo al ruolo della storia e a fattori culturali, psicologici e sociolinguistici nelle dinamiche del mutamento linguistico risale in Migliorini alla suggestione del pensiero di Schuchardt, Gilliéron, Meillet, Spitzer e Bally. Il binomio lingua e cultura appare però del tutto esente nell’opera del linguista italiano dal rischio di derive crociane e vossleriane; anzi, il rapporto allacciato a Firenze con Devoto da Migliorini contribuì a definire e a rafforzare nei suoi interventi una concezione della lingua come istituto collettivo, che si articola nella molteplicità delle stratificazioni e degli usi sociali, inclusi i sottocodici tecnico-scientifici e le lingue artificiali. In questo quadro, per Migliorini la lingua resta un’entità ben definita: un sistema, sia pure aperto e mobile, da indagare nella sua specificità e concretezza e nei suoi profondi legami con la storia della cultura, ma non riducibile a fatto soggettivo; tanto meno a momento esclusivamente o prevalentemente estetico. La stessa rivendicazione della legittimità della lingua contemporanea come oggetto di indagine scientifica, in Italia all'epoca tutt'altro che pacifica, si può riportare agli orizzonti teorici dischiusi dal Cours di Saussure, a cui va aggiunto l’influsso più diretto, esercitato sul Migliorini contemporaneista, da Spitzer e da linguisti francesi e svizzeri come Darmesteter, Dauzat, Bally, Frei. Nel campo della linguistica applicata (neopurismo e glottotecnica), Migliorini ricorse spesso a criteri di tipo strutturale e funzionale nei giudizi di maggiore o minore accettabilità, relativi all'accoglienza di neologismi e forestierismi, nonché nelle proposte di orientamento normativo; né va dimenticato che egli fu tra i primi divulgatori del pensiero e della terminologia del Circolo Linguistico di Praga. Più specificamente, attraverso un riesame delle indagini di Migliorini su volgari antichi e varietà regionali nella prospettiva della formazione della lingua comune (esemplare il saggio sulla storia linguistica di Roma), vengono evidenziati nell'articolo quegli elementi teorici e metodologici che consentono di guardare a questo studioso come a un importante precursore; l’opera di Migliorini anticipa, infatti, aspetti di quella focalizzazione sulle interferenze diasistemiche tra le varietà che, a partire dal celebre libro di Weinreich Languages in contact (1953), si è imposta nel panorama non solo degli studi dialettologici ma anche storico-linguistici, essendo la lingua lo specchio più fedele del secolare policentrismo e multiculturalismo italiano.
2011
Bruno Migliorini, Storia della lingua italiana, Storia delle idee linguistiche, Linguistica europea tra Otto e Novecento, Teorie della variazione linguistica; Bruno Migliorini, History of Italian Language, History of Linguistic Ideas, European Linguistics of the 19th-20th Century, Theories of Linguistic Variation
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12071/614
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