La critica ha letto la morbosa storia di infanticidio narrata ne L’Innocente indugiando soprattutto sulla psiche deviata del protagonista e sull’apporto autobiografico (Tullio appare una chiara proiezione di d’Annunzio nel periodo in cui era dimidiato tra la moglie Maria Hardouin e l’amante Barbara Leoni), ma nel presente contributo si prende in considerazione anche e soprattutto il contesto storico-sociale in cui è ambientato il romanzo. Dopo un’analisi dei rapporti tra i personaggi all’interno dell’ambiente familiare, contrassegnato da una conflittualità latente, si esamina la figura di Tullio in rapporto alla sua condizione sociale e al panorama storico in cui si muove. Egli è un aristocratico che, proprio in virtù di una consapevole eccezionalità di cultura e di sangue, non ritiene di dover essere vincolato alla fedeltà coniugale imposta dalla morale borghese, dimostrando, in questo, i primi prodromi di una sensibilità superomistica. Tullio potrebbe sembrare un superuomo ante litteram, ma in realtà è un antieroe, uno sconfitto: in lui è ravvisabile quella frustrazione che, alla fine dell’Ottocento, la classe aristocratica intellettuale e colta sperimenta in seguito allo scontro con la nascente civiltà di massa.

Inquietudini coniugali e frustrazioni sociali ne L’Innocente di d’Annunzio

Maiorano, Maria Flavia
2024-01-01

Abstract

La critica ha letto la morbosa storia di infanticidio narrata ne L’Innocente indugiando soprattutto sulla psiche deviata del protagonista e sull’apporto autobiografico (Tullio appare una chiara proiezione di d’Annunzio nel periodo in cui era dimidiato tra la moglie Maria Hardouin e l’amante Barbara Leoni), ma nel presente contributo si prende in considerazione anche e soprattutto il contesto storico-sociale in cui è ambientato il romanzo. Dopo un’analisi dei rapporti tra i personaggi all’interno dell’ambiente familiare, contrassegnato da una conflittualità latente, si esamina la figura di Tullio in rapporto alla sua condizione sociale e al panorama storico in cui si muove. Egli è un aristocratico che, proprio in virtù di una consapevole eccezionalità di cultura e di sangue, non ritiene di dover essere vincolato alla fedeltà coniugale imposta dalla morale borghese, dimostrando, in questo, i primi prodromi di una sensibilità superomistica. Tullio potrebbe sembrare un superuomo ante litteram, ma in realtà è un antieroe, uno sconfitto: in lui è ravvisabile quella frustrazione che, alla fine dell’Ottocento, la classe aristocratica intellettuale e colta sperimenta in seguito allo scontro con la nascente civiltà di massa.
2024
9788894743418
Gabriele d'Annunzio, L'Innocente, conflitti familiari
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12071/45548
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