Il contributo si sviluppa a partire dal ritrovamento (nel Fondo "Pagliarani" della omonima biblioteca romana) di tre lettere di Stefano D'Arrigo a Elio Pagliarani datate 1960, una delle quali è accompagnata da tre poemetti - due inediti e uno pubblicato con varianti nell'edizione della raccolta "Codice siciliano" dello Specchio di Mondadori nel 1978. Pagliarani aveva invitato infatti D'Arrigo a pubblicare qualche suo inedito di poesia in una antologia che il poeta di Viserba stava allestendo con Feltrinelli intitolata "Gli sperimentali". Successivamente il materiale dell'antologia originaria confluirà nel "Manuale di poesia sperimentale" curato da Pagliarani e da Guido Guglielmi (Mondadori 1966) in cui le poesie di D'Arrigo non compaiono. Le lettere dello scrittore siciliano a Pagliarani, di cui sono riportati brevi stralci, sono molto utili per ricostruire una fase decisiva dell'attività creativa di D'Arrigo, che, mentre ha pubblicato il suo primo libro di poesie nel 1957, sta mettendo mano alla scrittura della prima redazione di "Horcynus Orca". I poemetti di cui si discute nelle lettere e che sono di seguito pubblicati testimoniano quindi il passaggio dalla poesia lirica al poemetto proprio nella prospettiva della scelta di una dimensione espressiva che va orientandosi verso la narrativa. Nell'articolo si contestualizza la scelta del poemetto da parte di D'Arrigo anche nella storia letteraria del secondo dopoguerra, in cui quel genere era stato recuperato nella prospettiva neorealistica. D'Altra parte, l'esempio dell'adozione del poemetto da parte dello stesso Pagliarani (che aveva pubblicato "La ragazza Carla" proprio nel 1960 sul "Menabò", dove nello stesso anno erano apparsi anche i primi due episodi dell' "Horcynus" in fieri) appare particolarmente significativa rispetto alle dichiarazioni di poetica che D'Arrigo espone nelle lettere inedite. Nell'articolo si svolge quindi una riflessione sulla forma del poemetto da parte dei due autori, da una parte la soluzione decisamente sperimentale dal punto di vista metrico di Pagliarani, dall'altra quella epica e "rituale" o mitica di D'Arrigo.
Da «Codice siciliano» a «Horcynus Orca»: la scelta del poemetto. Lettere di Stefano D’Arrigo a Elio Pagliarani e tre poesie inedite
Sgavicchia, Siriana
2024-01-01
Abstract
Il contributo si sviluppa a partire dal ritrovamento (nel Fondo "Pagliarani" della omonima biblioteca romana) di tre lettere di Stefano D'Arrigo a Elio Pagliarani datate 1960, una delle quali è accompagnata da tre poemetti - due inediti e uno pubblicato con varianti nell'edizione della raccolta "Codice siciliano" dello Specchio di Mondadori nel 1978. Pagliarani aveva invitato infatti D'Arrigo a pubblicare qualche suo inedito di poesia in una antologia che il poeta di Viserba stava allestendo con Feltrinelli intitolata "Gli sperimentali". Successivamente il materiale dell'antologia originaria confluirà nel "Manuale di poesia sperimentale" curato da Pagliarani e da Guido Guglielmi (Mondadori 1966) in cui le poesie di D'Arrigo non compaiono. Le lettere dello scrittore siciliano a Pagliarani, di cui sono riportati brevi stralci, sono molto utili per ricostruire una fase decisiva dell'attività creativa di D'Arrigo, che, mentre ha pubblicato il suo primo libro di poesie nel 1957, sta mettendo mano alla scrittura della prima redazione di "Horcynus Orca". I poemetti di cui si discute nelle lettere e che sono di seguito pubblicati testimoniano quindi il passaggio dalla poesia lirica al poemetto proprio nella prospettiva della scelta di una dimensione espressiva che va orientandosi verso la narrativa. Nell'articolo si contestualizza la scelta del poemetto da parte di D'Arrigo anche nella storia letteraria del secondo dopoguerra, in cui quel genere era stato recuperato nella prospettiva neorealistica. D'Altra parte, l'esempio dell'adozione del poemetto da parte dello stesso Pagliarani (che aveva pubblicato "La ragazza Carla" proprio nel 1960 sul "Menabò", dove nello stesso anno erano apparsi anche i primi due episodi dell' "Horcynus" in fieri) appare particolarmente significativa rispetto alle dichiarazioni di poetica che D'Arrigo espone nelle lettere inedite. Nell'articolo si svolge quindi una riflessione sulla forma del poemetto da parte dei due autori, da una parte la soluzione decisamente sperimentale dal punto di vista metrico di Pagliarani, dall'altra quella epica e "rituale" o mitica di D'Arrigo.File | Dimensione | Formato | |
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