Il saggio si concentra sul cibo nella Commedia, rilevando innanzitutto la sua assenza nei tre regni ultramondani, eccezion fatta per i «pomi» che spuntano dagli alberi della sesta cornice del Purgatorio e da quelli del Paradiso Terrestre. Le anime dell’aldilà, dopotutto, non necessitano di mangiare: l’unico atto riconducibile alla nutrizione che interessa alcune di loro è esclusivamente quello cannibalico, che viene eseguito ai danni dei penitenti dell’Inferno. Il personaggio Dante, tuttavia, compie il suo itinerario nell’integrità di anima e corpo, e dunque non sarebbe esente dalle necessità fisiologiche della fame e della sete. Nonostante questo, però, il pellegrino non viene mai descritto nell’atto di ingerire cibi nei sette giorni del suo cammino ultraterreno, iniziato il Venerdì Santo, giorno in cui il Cristianesimo impone un solenne digiuno. Sulla base di questa constatazione, avanzo l’ipotesi per cui l’omissione di informazioni relative alla nutrizione del pellegrino Dante svolga programmaticamente una funzione ben precisa: quella di presentare il percorso di purificazione da lui esperito come una pratica penitenziale che contempli anche il digiuno; in ossequio ad una prassi consolidata soprattutto nella cultura monastica. Sebbene Dante personaggio non mangi alcun alimento, risultano comunque abbondanti i passi in cui compaiono, in riferimento a lui, rimandi metaforici al cibo, alla fame e alla sete, specie per esprimere forti desideri, in primis quello di conoscenza. Nella Commedia, infatti, il cibo si configura come un privilegiato perno di costruzioni metaforiche.
Digiuno fisico e nutrimento spirituale. Aspetti del tema alimentare nella Commedia
Maria Flavia Maiorano
2023-01-01
Abstract
Il saggio si concentra sul cibo nella Commedia, rilevando innanzitutto la sua assenza nei tre regni ultramondani, eccezion fatta per i «pomi» che spuntano dagli alberi della sesta cornice del Purgatorio e da quelli del Paradiso Terrestre. Le anime dell’aldilà, dopotutto, non necessitano di mangiare: l’unico atto riconducibile alla nutrizione che interessa alcune di loro è esclusivamente quello cannibalico, che viene eseguito ai danni dei penitenti dell’Inferno. Il personaggio Dante, tuttavia, compie il suo itinerario nell’integrità di anima e corpo, e dunque non sarebbe esente dalle necessità fisiologiche della fame e della sete. Nonostante questo, però, il pellegrino non viene mai descritto nell’atto di ingerire cibi nei sette giorni del suo cammino ultraterreno, iniziato il Venerdì Santo, giorno in cui il Cristianesimo impone un solenne digiuno. Sulla base di questa constatazione, avanzo l’ipotesi per cui l’omissione di informazioni relative alla nutrizione del pellegrino Dante svolga programmaticamente una funzione ben precisa: quella di presentare il percorso di purificazione da lui esperito come una pratica penitenziale che contempli anche il digiuno; in ossequio ad una prassi consolidata soprattutto nella cultura monastica. Sebbene Dante personaggio non mangi alcun alimento, risultano comunque abbondanti i passi in cui compaiono, in riferimento a lui, rimandi metaforici al cibo, alla fame e alla sete, specie per esprimere forti desideri, in primis quello di conoscenza. Nella Commedia, infatti, il cibo si configura come un privilegiato perno di costruzioni metaforiche.File | Dimensione | Formato | |
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