In the last few years, the term “resilience” has entered powerfully in the poli-cies and practices concerning the territorial development. Concept not new and born in the mechanical and engineering field, it has moved on to ecology and, subsequently, to social sciences, including geography. Precisely from a geographical point of view, that is to say, interpreting the territory through the paradigm of systemic complexity, it is possible to read this phenomenon in a dynamic and procedural sense: the response to change, due to different types of trauma, not simply in an adaptive way (passive), but through a reaction, that is by implementing a “regenerative” response from the ter-ritory and, therefore, from its communities. In other words, there is a community resil-ience that manifests itself through the ability of human groups to resist radical change, not only due to natural but also social upheavals.These are the assumptions to investigate the phenomenon of slow travel, of the journey through the “changed lands” due to the earthquakes that hit the central Apennines between 2009 and 2017. A journey of community resilience motivated by a strong bottom-up participation. The contribution, thus, aims to describe the meaning and the dimension that this path is taking, and to tell, also through the narratives of its pro-tagonists, its main stages

Negli ultimi anni il termine “resilienza” è entrato prepotentemente nelle politiche e nelle prassi riguardanti lo sviluppo del territorio. Concetto non nuovo e nato nell’ambito meccanico e ingegneristico, è passato all’ecologia e, successivamente, alle scienze sociali, tra cui non ultima la geografia. E proprio in un’ottica geografica, interpretando cioè il territorio attraverso il paradigma della complessità sistemica, è possibile leggere questo fenomeno in un’accezione dinamica e processuale: la risposta al cambiamento, dovuto a traumi di diverso tipo, non semplicemente secondo modalità adattive (passive), bensì attraverso una reazione, cioè mettendo in atto una risposta “rigenerativa” da parte del territorio e, quindi, delle sue comunità. In altre parole, esiste una resilienza comunitaria che si manifesta attraverso la capacità dei gruppi umani di resistere a un cambiamento radicale, non solo dovuto a stravolgimenti di tipo naturale, ma anche sociale. Questi i presupposti, per indagare il fenomeno del viaggio lento, del cammino attraverso le “terre mutate” a causa dei terremoti che hanno colpito l’Appennino centrale tra il 2009 e il 2017. Un viaggio della resilienza di comunità motivato da una forte partecipazione dal basso. Il contributo, così, si propone di descrivere il significato e la dimensione che questo cammino ha assunto, e di raccontare, anche attraverso le narrazioni dei suoi protagonisti, le sue principali tappe.

Terre mutate: un cammino tra resilienza e slow tourism = Changed lands: a path between resilience and slow tourism

Luigi Mundula
;
2019-01-01

Abstract

In the last few years, the term “resilience” has entered powerfully in the poli-cies and practices concerning the territorial development. Concept not new and born in the mechanical and engineering field, it has moved on to ecology and, subsequently, to social sciences, including geography. Precisely from a geographical point of view, that is to say, interpreting the territory through the paradigm of systemic complexity, it is possible to read this phenomenon in a dynamic and procedural sense: the response to change, due to different types of trauma, not simply in an adaptive way (passive), but through a reaction, that is by implementing a “regenerative” response from the ter-ritory and, therefore, from its communities. In other words, there is a community resil-ience that manifests itself through the ability of human groups to resist radical change, not only due to natural but also social upheavals.These are the assumptions to investigate the phenomenon of slow travel, of the journey through the “changed lands” due to the earthquakes that hit the central Apennines between 2009 and 2017. A journey of community resilience motivated by a strong bottom-up participation. The contribution, thus, aims to describe the meaning and the dimension that this path is taking, and to tell, also through the narratives of its pro-tagonists, its main stages
2019
Negli ultimi anni il termine “resilienza” è entrato prepotentemente nelle politiche e nelle prassi riguardanti lo sviluppo del territorio. Concetto non nuovo e nato nell’ambito meccanico e ingegneristico, è passato all’ecologia e, successivamente, alle scienze sociali, tra cui non ultima la geografia. E proprio in un’ottica geografica, interpretando cioè il territorio attraverso il paradigma della complessità sistemica, è possibile leggere questo fenomeno in un’accezione dinamica e processuale: la risposta al cambiamento, dovuto a traumi di diverso tipo, non semplicemente secondo modalità adattive (passive), bensì attraverso una reazione, cioè mettendo in atto una risposta “rigenerativa” da parte del territorio e, quindi, delle sue comunità. In altre parole, esiste una resilienza comunitaria che si manifesta attraverso la capacità dei gruppi umani di resistere a un cambiamento radicale, non solo dovuto a stravolgimenti di tipo naturale, ma anche sociale. Questi i presupposti, per indagare il fenomeno del viaggio lento, del cammino attraverso le “terre mutate” a causa dei terremoti che hanno colpito l’Appennino centrale tra il 2009 e il 2017. Un viaggio della resilienza di comunità motivato da una forte partecipazione dal basso. Il contributo, così, si propone di descrivere il significato e la dimensione che questo cammino ha assunto, e di raccontare, anche attraverso le narrazioni dei suoi protagonisti, le sue principali tappe.
resilienza
turismo lento
partecipazione dal basso
sviluppo territoriale
resilience
slow tourism
bottom-up participation
territorial development
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12071/33869
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