Ceuta e Melilla, due piccolissime città spagnole in Marocco, si frappongono alla continuità narrativa geografica del Maghreb per assurgere a microcosmi intrisi di contraddizioni e discontinuità culturali. L’identità polimorfa delle enclave si è infatti costruita attraverso attraverso differenti sedimentazioni coloniali, alterità religiose e inarrestabili flussi migratori. Parliamo di vere e proprie «terre di mezzo»: tra Africa ed Europa, Islam e Cristianesimo, Nord e Sud del mondo. In tempi recenti, alla polarizzazione del confine ispano-marocchino ha contribuito la creazione dell’area di libera circolazione europea approvata a Schengen: da storiche zone di libero transito commerciale e culturale, Ceuta e Melilla si sono convertite in una faglia geopolitica in grado di alterare e modificare la millenaria tradizione di passaggio flessibile verso l’Europa. Questa ridefinizione dello spazio di confine, insieme con i sommovimenti migratori spinti dalle forze centrifughe subsahariane, ha lentamente violentato e mutato il senso del confine trasformandolo dapprima in una rigida frontiera per poi trasfigurarlo in una rete ultra tecnologica in grado di ostacolare lo ius migrandi.

Surdeterminazioni di confine e riconfigurazioni identitarie: il caso di Ceuta e Melilla

Angela Sagnella
2019-01-01

Abstract

Ceuta e Melilla, due piccolissime città spagnole in Marocco, si frappongono alla continuità narrativa geografica del Maghreb per assurgere a microcosmi intrisi di contraddizioni e discontinuità culturali. L’identità polimorfa delle enclave si è infatti costruita attraverso attraverso differenti sedimentazioni coloniali, alterità religiose e inarrestabili flussi migratori. Parliamo di vere e proprie «terre di mezzo»: tra Africa ed Europa, Islam e Cristianesimo, Nord e Sud del mondo. In tempi recenti, alla polarizzazione del confine ispano-marocchino ha contribuito la creazione dell’area di libera circolazione europea approvata a Schengen: da storiche zone di libero transito commerciale e culturale, Ceuta e Melilla si sono convertite in una faglia geopolitica in grado di alterare e modificare la millenaria tradizione di passaggio flessibile verso l’Europa. Questa ridefinizione dello spazio di confine, insieme con i sommovimenti migratori spinti dalle forze centrifughe subsahariane, ha lentamente violentato e mutato il senso del confine trasformandolo dapprima in una rigida frontiera per poi trasfigurarlo in una rete ultra tecnologica in grado di ostacolare lo ius migrandi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12071/32496
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