Negli ultimi decenni la necessità di fornire alla Società Civile risposte appropriate sui rischi ambientali ed in particolare sul rischio idraulico ha incentivato l’interesse scientifico verso modelli di simulazione progressivamente più accurati e aderenti alla realtà. La perimetrazione delle aree inondabili, quale primo strumento per la pianificazione territoriale e per la mitigazione del rischio realizzata con modelli spesso concettuali 1D, è stata progressivamente integrata con schematizzazioni più accurate, tipo shallow water, che hanno consentito una migliore rappresentazione dei processi di espansione delle piene in aree alluvionali estese. Gli strumenti informatici (hardware e software) progressivamente sempre più evoluti hanno consentito di implementare i modelli 3D dedicati alla soluzione numerica delle equazioni di Navier Stokes con risultati eccellenti nella modellazione di singolarità strutturali e fluidodinamiche, non diversamente rappresentabili. Il pericolo, nel seguire tali affascinati progressi, a volte non sempre percepito dagli operatori del settore, è quello di perdere di vista l’obiettivo tecnico delle simulazioni, scivolando progressivamente verso una sproporzione tra i mezzi computazionali impiegati e il grado di indeterminazione tecnicamente accettabile per i risultati attesi. La presente comunicazione vuole approfondire quest’ultima preoccupazione e confrontare le più recenti innovazioni della ricerca sulla modellazione fluidodinamica che stanno rapidamente avvicinando i risultati computazionali a quelli ottenuti con modelli fisici.
Perimetrazione delle aree inondabili
Biscarini C
2009-01-01
Abstract
Negli ultimi decenni la necessità di fornire alla Società Civile risposte appropriate sui rischi ambientali ed in particolare sul rischio idraulico ha incentivato l’interesse scientifico verso modelli di simulazione progressivamente più accurati e aderenti alla realtà. La perimetrazione delle aree inondabili, quale primo strumento per la pianificazione territoriale e per la mitigazione del rischio realizzata con modelli spesso concettuali 1D, è stata progressivamente integrata con schematizzazioni più accurate, tipo shallow water, che hanno consentito una migliore rappresentazione dei processi di espansione delle piene in aree alluvionali estese. Gli strumenti informatici (hardware e software) progressivamente sempre più evoluti hanno consentito di implementare i modelli 3D dedicati alla soluzione numerica delle equazioni di Navier Stokes con risultati eccellenti nella modellazione di singolarità strutturali e fluidodinamiche, non diversamente rappresentabili. Il pericolo, nel seguire tali affascinati progressi, a volte non sempre percepito dagli operatori del settore, è quello di perdere di vista l’obiettivo tecnico delle simulazioni, scivolando progressivamente verso una sproporzione tra i mezzi computazionali impiegati e il grado di indeterminazione tecnicamente accettabile per i risultati attesi. La presente comunicazione vuole approfondire quest’ultima preoccupazione e confrontare le più recenti innovazioni della ricerca sulla modellazione fluidodinamica che stanno rapidamente avvicinando i risultati computazionali a quelli ottenuti con modelli fisici.File | Dimensione | Formato | |
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