Nel primo paragrafo il saggio riassume i risultati di uno studio in cui il sottoscritto ha mostrato come il concetto gramsciano di nazional-popolare (criticato dall’operaismo del giovane Asor Rosa e per lo stesso motivo valorizzato da Laclau) non abbia a che fare con la categoria del “populismo”, anche attraverso un monitoraggio dell’utilizzo del termine nelle pagine dei Quaderni. Tale analisi viene arricchita nei successivi due paragrafi con la ricostruzione della visione della leadership, per la prima volta considerata alla luce sia degli scritti pre-carcerari che dei Quaderni: un leader popolare è caratterizzato da un forte legame con la classe sociale rivoluzionaria. Il suo potere è condiviso con quello di altri leader e tende a diventare collettivo, identificandosi con il partito politico. Importante è la distinzione fra una “demagogia superiore” in cui l’elevazione del leader corrisponde a quella di un’intera classe e una “demagogia deteriore”, in cui il leader è disintermediato rispetto alla base sociale. Il saggio si confronta anche con le precedenti parziali trattazioni della questione e in particolare con quella di Norberto Bobbio e all’irrisolto quesito di quest’ultimo circa la mancata adesione di Gramsci al paradigma positivistico, indicando il punto critico nel meccanicismo della psicologia delle folle.

Gramsci, il leaderismo e la politica populista

Cingari S.
2019-01-01

Abstract

Nel primo paragrafo il saggio riassume i risultati di uno studio in cui il sottoscritto ha mostrato come il concetto gramsciano di nazional-popolare (criticato dall’operaismo del giovane Asor Rosa e per lo stesso motivo valorizzato da Laclau) non abbia a che fare con la categoria del “populismo”, anche attraverso un monitoraggio dell’utilizzo del termine nelle pagine dei Quaderni. Tale analisi viene arricchita nei successivi due paragrafi con la ricostruzione della visione della leadership, per la prima volta considerata alla luce sia degli scritti pre-carcerari che dei Quaderni: un leader popolare è caratterizzato da un forte legame con la classe sociale rivoluzionaria. Il suo potere è condiviso con quello di altri leader e tende a diventare collettivo, identificandosi con il partito politico. Importante è la distinzione fra una “demagogia superiore” in cui l’elevazione del leader corrisponde a quella di un’intera classe e una “demagogia deteriore”, in cui il leader è disintermediato rispetto alla base sociale. Il saggio si confronta anche con le precedenti parziali trattazioni della questione e in particolare con quella di Norberto Bobbio e all’irrisolto quesito di quest’ultimo circa la mancata adesione di Gramsci al paradigma positivistico, indicando il punto critico nel meccanicismo della psicologia delle folle.
2019
populismo, leadership, classe, rivoluzione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12071/19387
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