La dottrina tomista dei trascendentali: una chiave di lettura del Don Quijote

L’interpretazione qui proposta della storia di follia di Don Quijote prende le mosse dalla dottrina tomista dei trascendentali secondo la quale l’unum (unità), il verum (verità) e il bonum (bene) sono le proprietà dell’essere che Dio elargisce a tutti gli enti. I trascendentali ci indicano che nella realtà si dispiega una fondamentale armonia (proporzione) che raccorda ogni ente creato a Dio e che ordinarsi ad essi nel giusto rapporto (secondo natura) è tendere alla perfezione, da cui conseguono pace e gioia (gaudium). In caso contrario, l’ente non trova appagamento perché fuoriesce da ciò che costituisce la sua intima natura. Analizzando secondo quest’ottica il protagonista del romanzo, constatiamo che tale armonia si rompe nel capitolo d’inizio e si ricompone in quello finale. Ci sembra, pertanto, che la concezione dei trascendentali di matrice tomista possa proporsi come l’addentellato del principio che riporta a unità gli elementi dell’opera, costituendone l’anima profonda.