Relazione al Convegno internazionale di studi, a cura della Fondazione Carlo Levi di Roma, Il tempo dell'«Orologio». Roma e il mondo (1944-1950) ABSTRACT Michele Dantini_Abstract Carlo Levi si riferisce spesso, negli scritti del dopoguerra, alla «contemporaneità dei tempi» quale carattere precipuo dell’eredità culturale della penisola e senso dell’”eccezione culturale”. Tale locuzione, chiara in apparenza, è in realtà intricata e non priva di ambiguità o sottile polemica. Vale la pena coglierne le implicazioni in rapporto a un contesto politico e sociale, interno e internazionale, che va modificandosi in modo radicale tra anni Cinquanta e Sessanta. E riconoscerne la fortuna sia presso artisti figurativi di generazione più giovane (si possono fare i nomi qui del Michelangelo Pistoletto di taluni Oggetti in meno; di Giulio Paolini o Carlo Maria Mariani) sia presso letterati, anche non italiani, impegnati in una sorta di Grand Tour all’apice della Guerra Fredda e negli anni della «mutazione» (da Nekrasov a Ehrenburg, ad esempio). Profondo conoscitore della storia dell’arte e della cultura italiana, Levi prova a risolvere, con la celebrazione di una «contemporaneità di tutti i tempi», conflitti più o meno tacitati tra le diverse componenti del suo singolarissimo profilo intellettuale - tra arte e “ideologia”, ad esempio; mistica delle immagini e “organizzazione” culturale; mobilitazione resistenziale e adesione ai valori profondi di una storia antichissima; meridionalismo e europeismo; Repubblica e Ancien Régime -; e persino tra differenti “patrie”.

Carlo Levi e la «contemporaneità dei tempi»

Dantini, Michele
2024-01-01

Abstract

Relazione al Convegno internazionale di studi, a cura della Fondazione Carlo Levi di Roma, Il tempo dell'«Orologio». Roma e il mondo (1944-1950) ABSTRACT Michele Dantini_Abstract Carlo Levi si riferisce spesso, negli scritti del dopoguerra, alla «contemporaneità dei tempi» quale carattere precipuo dell’eredità culturale della penisola e senso dell’”eccezione culturale”. Tale locuzione, chiara in apparenza, è in realtà intricata e non priva di ambiguità o sottile polemica. Vale la pena coglierne le implicazioni in rapporto a un contesto politico e sociale, interno e internazionale, che va modificandosi in modo radicale tra anni Cinquanta e Sessanta. E riconoscerne la fortuna sia presso artisti figurativi di generazione più giovane (si possono fare i nomi qui del Michelangelo Pistoletto di taluni Oggetti in meno; di Giulio Paolini o Carlo Maria Mariani) sia presso letterati, anche non italiani, impegnati in una sorta di Grand Tour all’apice della Guerra Fredda e negli anni della «mutazione» (da Nekrasov a Ehrenburg, ad esempio). Profondo conoscitore della storia dell’arte e della cultura italiana, Levi prova a risolvere, con la celebrazione di una «contemporaneità di tutti i tempi», conflitti più o meno tacitati tra le diverse componenti del suo singolarissimo profilo intellettuale - tra arte e “ideologia”, ad esempio; mistica delle immagini e “organizzazione” culturale; mobilitazione resistenziale e adesione ai valori profondi di una storia antichissima; meridionalismo e europeismo; Repubblica e Ancien Régime -; e persino tra differenti “patrie”.
2024
arte, religione, mondo, storia, aura, sacro, fascismo, Resistenza, Repubblica, eredità culturale, patrimonio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12071/44189
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