Durante l’emergenza Covid-19, a partire dall’entrata in vigore del DPCM del 4 marzo 2020, la didattica a distanza ha sostituito le regolari lezioni in classe nella scuola pubblica italiana. Un’indagine pubblicata da ISTAT nel mese di aprile 2020, relativa alla presenza di apparecchi elettronici nelle famiglie in Italia nel periodo 2018-2019, ha messo in evidenza enormi squilibri su base socio-economica e geografica: basti pensare, ad esempio, che il 33,8% delle famiglie italiane è sprovvisto di un tablet o di un computer in casa e ne dispone ciascun componente di un nucleo solo nel 22,2% dei casi. Ne consegue implicitamente che il divario su base socio-economica che negli ultimi anni ha prodotto notevoli discrepanze nel rendimento degli studenti (cfr. INVALSI 2019) sembra essersi ulteriormente amplificato durante il periodo di sospensione della didattica in presenza. Da ciò sono scaturiti (e sono tuttora presenti) problemi di equità nella valutazione delle performance degli studenti e di individualizzazione degli interventi didattici. In questo contesto di divario digitale, fornire un’efficace risposta alle specificità educative di alcune tipologie di studenti è stato più complesso, in particolare nel caso degli alunni con background migratorio. Nel presente contributo analizzeremo alcuni interventi didattici a distanza condotti in scuole che da anni promuovono le lingue di origine e le pratiche plurilingui nella didattica curricolare. Gli esempi selezionati forniscono una panoramica sulle strategie e sulle scelte operative applicabili nella scuola del primo ciclo per coinvolgere l’intero repertorio linguistico degli studenti di origine straniera nella didattica a distanza in modalità sincrona e asincrona, al fine di promuovere la motivazione, la riflessione metalinguistica e l’inclusione.
Gestire i repertori plurilingui nelle classi virtuali: esperienze didattiche in DaD
Carbonara V
;
2021-01-01
Abstract
Durante l’emergenza Covid-19, a partire dall’entrata in vigore del DPCM del 4 marzo 2020, la didattica a distanza ha sostituito le regolari lezioni in classe nella scuola pubblica italiana. Un’indagine pubblicata da ISTAT nel mese di aprile 2020, relativa alla presenza di apparecchi elettronici nelle famiglie in Italia nel periodo 2018-2019, ha messo in evidenza enormi squilibri su base socio-economica e geografica: basti pensare, ad esempio, che il 33,8% delle famiglie italiane è sprovvisto di un tablet o di un computer in casa e ne dispone ciascun componente di un nucleo solo nel 22,2% dei casi. Ne consegue implicitamente che il divario su base socio-economica che negli ultimi anni ha prodotto notevoli discrepanze nel rendimento degli studenti (cfr. INVALSI 2019) sembra essersi ulteriormente amplificato durante il periodo di sospensione della didattica in presenza. Da ciò sono scaturiti (e sono tuttora presenti) problemi di equità nella valutazione delle performance degli studenti e di individualizzazione degli interventi didattici. In questo contesto di divario digitale, fornire un’efficace risposta alle specificità educative di alcune tipologie di studenti è stato più complesso, in particolare nel caso degli alunni con background migratorio. Nel presente contributo analizzeremo alcuni interventi didattici a distanza condotti in scuole che da anni promuovono le lingue di origine e le pratiche plurilingui nella didattica curricolare. Gli esempi selezionati forniscono una panoramica sulle strategie e sulle scelte operative applicabili nella scuola del primo ciclo per coinvolgere l’intero repertorio linguistico degli studenti di origine straniera nella didattica a distanza in modalità sincrona e asincrona, al fine di promuovere la motivazione, la riflessione metalinguistica e l’inclusione.File | Dimensione | Formato | |
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