La pragmatica costituisce un ambito di particolare interesse all’interno dell’attuale ricerca contrastiva, come dimostrano, ad es. i volumi di Oleksy (1989), Wierzbicka (2003[1991]), Pütz/Neff–van Aertselaer (2008), Trosborg (2010), Aijmer (2011). Dopo aver chiarito la differenza tra pragmatica crossculturale, interculturale e pragmatica interlinguistica di tipo comparativo, il contributo presenta gli studi realizzati dalla fine degli anni ’80 ad oggi che, da un lato, hanno messo a confronto le norme che regolano l’uso dell’italiano nel suo sistema culturale con l’uso dell’inglese nel rispettivo sistema culturale e, dall’altro, gli studi delle interazioni tra italiani parlanti nativi e anglofoni apprendenti di italiano. L’obiettivo è quello di mostrare, attraverso una serie ragionata di esempi e di casi concreti, quali sono le competenze pragmatiche di cui ha bisogno un apprendente/parlante di una L1 specifica (l’inglese) per operare meglio usando la lingua italiana. Le norme pragmalinguistiche e sociopragmatiche dovrebbero essere insegnate esplicitamente e per poterlo fare, i docenti di lingua hanno bisogno di descrizioni accurate del comportamento sociopragmatico dei parlanti nativi della lingua target e, per scopi contrastivi, della prima lingua degli apprendenti. Tuttavia, nei manuali che, in altri ambiti, sfruttano il contrasto interlinguistico (ad es. Piersanti 2003, Bertoni 2014, Debetto/Cauzzo 2015, Pellegrini/Albertini 2013) si nota la quasi totale assenza degli aspetti pragmatici. Il contributo si conclude, partendo da alcune proposte recenti (Balì/Rizzo/Ziglio 2018) con una riflessione sul modo in cui le descrizioni offerte potrebbero essere utilizzate nella didattica dell’italiano lingua non materna.
Le competenze pragmatiche in prospettiva comparativa dalla ricerca alla didattica. Italiano e inglese a confronto
Samu. Borbala
2020-01-01
Abstract
La pragmatica costituisce un ambito di particolare interesse all’interno dell’attuale ricerca contrastiva, come dimostrano, ad es. i volumi di Oleksy (1989), Wierzbicka (2003[1991]), Pütz/Neff–van Aertselaer (2008), Trosborg (2010), Aijmer (2011). Dopo aver chiarito la differenza tra pragmatica crossculturale, interculturale e pragmatica interlinguistica di tipo comparativo, il contributo presenta gli studi realizzati dalla fine degli anni ’80 ad oggi che, da un lato, hanno messo a confronto le norme che regolano l’uso dell’italiano nel suo sistema culturale con l’uso dell’inglese nel rispettivo sistema culturale e, dall’altro, gli studi delle interazioni tra italiani parlanti nativi e anglofoni apprendenti di italiano. L’obiettivo è quello di mostrare, attraverso una serie ragionata di esempi e di casi concreti, quali sono le competenze pragmatiche di cui ha bisogno un apprendente/parlante di una L1 specifica (l’inglese) per operare meglio usando la lingua italiana. Le norme pragmalinguistiche e sociopragmatiche dovrebbero essere insegnate esplicitamente e per poterlo fare, i docenti di lingua hanno bisogno di descrizioni accurate del comportamento sociopragmatico dei parlanti nativi della lingua target e, per scopi contrastivi, della prima lingua degli apprendenti. Tuttavia, nei manuali che, in altri ambiti, sfruttano il contrasto interlinguistico (ad es. Piersanti 2003, Bertoni 2014, Debetto/Cauzzo 2015, Pellegrini/Albertini 2013) si nota la quasi totale assenza degli aspetti pragmatici. Il contributo si conclude, partendo da alcune proposte recenti (Balì/Rizzo/Ziglio 2018) con una riflessione sul modo in cui le descrizioni offerte potrebbero essere utilizzate nella didattica dell’italiano lingua non materna.File | Dimensione | Formato | |
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