Negli ultimi decenni il contrasto ai cambiamenti climatici ha fortemente condizionato la regolazione pubblica, con approcci top down e bottom-up. Un significativo esempio di tale regolazione può essere rinvenuto, in tempi recenti, nella definizione dei limiti di carico ecologici che caratterizzano gli strumenti di mercato e finanziari per l’abbattimento delle emissioni inquinanti. È grazie alla finanza sostenibile e alla tassonomia Ue sostenibile finanziaria che è stato possibile ricondurre i proventi derivanti da tali meccanismi di mercato e finanziari nell’alveo dei criteri Environmental Social Governance (Esg) e del principio Do not significant harm (Dnsh). Il significativo grado di incidenza della regolazione pubblica dell’Unione pone però il problema delle relazioni tra la disciplina Ue e quella nazionale, con particolare riguardo ai condizionamenti che gli obiettivi sovranazionali (volti al perseguimento di beni pubblici europei, Bpe) determinano non soltanto sulla definizione delle politiche nazionali, ma anche sugli spazi che lo Stato conserva nella scelta degli investimenti da effettuare. È necessario ripensare alla radice il modello di regolazione pubblica, in modo da ritagliare un ruolo più flessibile e incisivo dello Stato, consentendo ai governi nazionali, da un lato, di poter programmare e pianificare con tecnica anticipante e resiliente e, dall’altro, di poter affrontare con efficace capacità decisionale la policrisi che caratterizza l’epoca contemporanea.

La regolazione pubblica per il contrasto ai cambiamenti climatici. Stato, mercato, finanza

Aristei, Luna
2025-01-01

Abstract

Negli ultimi decenni il contrasto ai cambiamenti climatici ha fortemente condizionato la regolazione pubblica, con approcci top down e bottom-up. Un significativo esempio di tale regolazione può essere rinvenuto, in tempi recenti, nella definizione dei limiti di carico ecologici che caratterizzano gli strumenti di mercato e finanziari per l’abbattimento delle emissioni inquinanti. È grazie alla finanza sostenibile e alla tassonomia Ue sostenibile finanziaria che è stato possibile ricondurre i proventi derivanti da tali meccanismi di mercato e finanziari nell’alveo dei criteri Environmental Social Governance (Esg) e del principio Do not significant harm (Dnsh). Il significativo grado di incidenza della regolazione pubblica dell’Unione pone però il problema delle relazioni tra la disciplina Ue e quella nazionale, con particolare riguardo ai condizionamenti che gli obiettivi sovranazionali (volti al perseguimento di beni pubblici europei, Bpe) determinano non soltanto sulla definizione delle politiche nazionali, ma anche sugli spazi che lo Stato conserva nella scelta degli investimenti da effettuare. È necessario ripensare alla radice il modello di regolazione pubblica, in modo da ritagliare un ruolo più flessibile e incisivo dello Stato, consentendo ai governi nazionali, da un lato, di poter programmare e pianificare con tecnica anticipante e resiliente e, dall’altro, di poter affrontare con efficace capacità decisionale la policrisi che caratterizza l’epoca contemporanea.
2025
9788835173274
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12071/47548
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