Il testo di postfazione che accompagna la nuova edizione di "Horcynus Orca" ripercorre le diverse stazioni dell'ideazione, dell'invenzione, della scrittura e anche della genesi editoriale del romanzo di Stefano D'Arrigo. Si sofferma in particolare sulla prima stesura manoscritta inedita, intitolata "La testa del delfino" e datata 1956, che non è stata oggetto di indagine sino ad ora (i dodici quadernetti che contengono la stesura originaria sono conservati presso L'Archivio Bonsanti del Gabinetto Vieusseux di Firenze). Il contributo analizza, quindi, significative varianti che riguardano l'intreccio, i personaggi, lo stile espressivo, nonché alcune fonti della narrazione che appaiono di interesse rispetto alla redazione di "I fatti della fera" del 1961 (su cui la sottoscritta si è soffermata in altra sede: nel saggio che accompagna l'edizione di "I fatti della fera" uscito a cura di A. Cedola e sua da Rizzoli nel 2000 e ristampato nella BUR nel 2025) e rispetto alla stesura definitiva andata in stampa con Mondadori nel 1975 (di cui la sottoscritta ha discusso nella monografia "Il folle volo". Lettura di "Horcynus Orca", 2005, ristampato con ampliamenti nell' edizione francese del 2025). Le varianti prese in considerazione nel contributo che riguardano l' Ur "Horcynus", cioè "La testa del delfino", consentono di sviluppare un discorso intorno all'ideologia letteraria del romanzo di D'Arrigo, che matura nell'orizzonte del realismo del dopoguerra, in particolare il realismo pittorico - la cerchia degli artisti della scuola di Scilla e il realismo della pittura di Renato Guttuso, come testimoniano anche le fotografie scattate da D'Arrigo nel 1956-57 a Messina pubblicate nel dossier di documenti inediti dell'edizione. Nel discorso vengono evidenziate le radici di un'invenzione d'eccezione che nel corso del lungo iter elaborativo subisce trasformazioni e giunge all'acceso espressivismo linguistico dell'ultima volontà dell'autore attraverso un impegno di revisione che è documentato dalle bozze tormentatissime di aggiunte e varianti che per la prima volta vengono mostrate ai lettori nel dossier di documenti inediti già citato. Partito dunque da un'orizzonte realista (o neorealista) D'Arrigo si impegna a raccontare l'epica dei pescatori siciliani non solo in una prospettiva nazionale-popolare ma in un orizzonte molto più ambizioso, che da una parte trova i suoi modelli nell'epica antica dell'"Odissea" e dell"Orlando furioso" (attraverso il teatro dei pupi) e nella visionaria epica della "Commedia" di Dante; dall'altra accoglie spunti e suggerimenti dalla cultura del modernismo, da Eliot (la morte per acqua del marianio feniciio di "The West Land") a Joyce dell' "Ulysses", attraverso una peculiare strategia di rappresentazione che recupera in funzione parodica anche la tradizione del folclore siciliano. Il contributo fornisce ampia documentazione del processo che condusse l'autore ad approdare, dopo quasi vent'anni, all'unicum di "Horcynus Orca" attraverso lettere inedite che sono state rintracciate in archivi pubblici e privati e attraverso la preziosa testimonianza dei materiali custoditi presso l'archivio Mondadori, i quali danno conto di una storia editoriale molto avventurosa e a sua volta d'eccezione nella storia dell'editoria del Novecento. L'edizione reca oltre alla postfazione della sottoscritta e a un'ampia bibliografia, anche un appendice di documenti e fotografie inedite che è stata curata dalla stessa.

Il lungo viaggio di un marinaio. Invenzione e genesi di "Horcynus Orca"

Sgavicchia, Siriana
2025-01-01

Abstract

Il testo di postfazione che accompagna la nuova edizione di "Horcynus Orca" ripercorre le diverse stazioni dell'ideazione, dell'invenzione, della scrittura e anche della genesi editoriale del romanzo di Stefano D'Arrigo. Si sofferma in particolare sulla prima stesura manoscritta inedita, intitolata "La testa del delfino" e datata 1956, che non è stata oggetto di indagine sino ad ora (i dodici quadernetti che contengono la stesura originaria sono conservati presso L'Archivio Bonsanti del Gabinetto Vieusseux di Firenze). Il contributo analizza, quindi, significative varianti che riguardano l'intreccio, i personaggi, lo stile espressivo, nonché alcune fonti della narrazione che appaiono di interesse rispetto alla redazione di "I fatti della fera" del 1961 (su cui la sottoscritta si è soffermata in altra sede: nel saggio che accompagna l'edizione di "I fatti della fera" uscito a cura di A. Cedola e sua da Rizzoli nel 2000 e ristampato nella BUR nel 2025) e rispetto alla stesura definitiva andata in stampa con Mondadori nel 1975 (di cui la sottoscritta ha discusso nella monografia "Il folle volo". Lettura di "Horcynus Orca", 2005, ristampato con ampliamenti nell' edizione francese del 2025). Le varianti prese in considerazione nel contributo che riguardano l' Ur "Horcynus", cioè "La testa del delfino", consentono di sviluppare un discorso intorno all'ideologia letteraria del romanzo di D'Arrigo, che matura nell'orizzonte del realismo del dopoguerra, in particolare il realismo pittorico - la cerchia degli artisti della scuola di Scilla e il realismo della pittura di Renato Guttuso, come testimoniano anche le fotografie scattate da D'Arrigo nel 1956-57 a Messina pubblicate nel dossier di documenti inediti dell'edizione. Nel discorso vengono evidenziate le radici di un'invenzione d'eccezione che nel corso del lungo iter elaborativo subisce trasformazioni e giunge all'acceso espressivismo linguistico dell'ultima volontà dell'autore attraverso un impegno di revisione che è documentato dalle bozze tormentatissime di aggiunte e varianti che per la prima volta vengono mostrate ai lettori nel dossier di documenti inediti già citato. Partito dunque da un'orizzonte realista (o neorealista) D'Arrigo si impegna a raccontare l'epica dei pescatori siciliani non solo in una prospettiva nazionale-popolare ma in un orizzonte molto più ambizioso, che da una parte trova i suoi modelli nell'epica antica dell'"Odissea" e dell"Orlando furioso" (attraverso il teatro dei pupi) e nella visionaria epica della "Commedia" di Dante; dall'altra accoglie spunti e suggerimenti dalla cultura del modernismo, da Eliot (la morte per acqua del marianio feniciio di "The West Land") a Joyce dell' "Ulysses", attraverso una peculiare strategia di rappresentazione che recupera in funzione parodica anche la tradizione del folclore siciliano. Il contributo fornisce ampia documentazione del processo che condusse l'autore ad approdare, dopo quasi vent'anni, all'unicum di "Horcynus Orca" attraverso lettere inedite che sono state rintracciate in archivi pubblici e privati e attraverso la preziosa testimonianza dei materiali custoditi presso l'archivio Mondadori, i quali danno conto di una storia editoriale molto avventurosa e a sua volta d'eccezione nella storia dell'editoria del Novecento. L'edizione reca oltre alla postfazione della sottoscritta e a un'ampia bibliografia, anche un appendice di documenti e fotografie inedite che è stata curata dalla stessa.
2025
978-88-17-19303-0
italiano
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12071/45828
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