L’appartenenza o l’estraneità a una comunità è direttamente riconducibile ai concetti di identità e alterità che, in una prospettiva socio-costruttivista, sono inquadrabili in termini dinamici e relazionali: l’identità, infatti, dev’essere considerata non come un’essenza metafisica e necessariamente sussistente, bensì come un prodotto culturale, una rappresentazione contingente che è in costante evoluzione e prende forma dal rapporto con l’alterità. In altre parole, questi due concetti sono inscindibilmente legati e risultano comprensibili solo se colti in un’ottica complementare: per definire l’altro da sé è necessario conoscere il sé e viceversa, senza dimenticare che si tratta di invenzioni illusorie. Allo stesso tempo, identità e alterità sono reciprocamente esclusive, in virtù del fatto che ogni identità, per potersi definire, necessita di tracciare dei confini che la distinguano dall’alterità. Tale processo di costruzione delle comunità può essere pacifico e tollerante, ma molto spesso rischia di portare all’isolamento e all’indifferenza reciproci se non addirittura a dinamiche oppositive e conflittuali. L’insidia deriva dal consolidamento di concettualizzazioni d’identità fortemente divisive, basate su tratti deterministici, che ignorano la complessità intrinseca di ogni individuo, derivante dalla molteplicità delle sue appartenenze, e creano due gruppi identitari separati e inconciliabili, vale a dire due etichette reificanti, un Noi e un Loro. Queste osservazioni generali, riconducibili agli ambiti semiotico, linguistico, filosofico, antropologico, sociologico, storico e giuridico, acquistano particolare rilevanza nell’attualità, in virtù del mai sopito dibattito in merito alla concessione della cittadinanza italiana. Poiché una parte considerevole dei dibattiti pubblici ha luogo sui social, il presente contributo prende in esame tre post di Facebook e i relativi commenti in cui gli utenti della piattaforma utilizzano l’identità locale e nazionale come strumento sia di inclusione che di esclusione. Oltre a ipotizzare la presenza di generali disfunzioni cognitive, comunicative e comportamentali spesso riscontrate in ambito digitale (come hate speech e postverità), ci si sofferma sulle due posizioni espresse in merito alla questione identitaria: coloro che si schierano a favore di una visione esclusiva sembrano associare il concetto di straniero ai tratti somatici, al colore della pelle e all’origine di una persona, criteri tradizionalmente adoperati nelle principali teorie razziali, mentre i sostenitori di un’identità inclusiva non vanno oltre principi generali, se non generici, per sancire l’appartenenza di un individuo a una comunità. Alla luce di quanto riscontrato, nelle riflessioni conclusive è avanzata una possibile proposta operativa e sono formulate due ulteriori riflessioni critiche che aprono nuove prospettive di dibattito e di approfondimento.
Lo straniero su Facebook: l’identità locale e nazionale come strumento di inclusione o di esclusione nei dibattiti pubblici digitali
Davide Delle Chiaie
2022-01-01
Abstract
L’appartenenza o l’estraneità a una comunità è direttamente riconducibile ai concetti di identità e alterità che, in una prospettiva socio-costruttivista, sono inquadrabili in termini dinamici e relazionali: l’identità, infatti, dev’essere considerata non come un’essenza metafisica e necessariamente sussistente, bensì come un prodotto culturale, una rappresentazione contingente che è in costante evoluzione e prende forma dal rapporto con l’alterità. In altre parole, questi due concetti sono inscindibilmente legati e risultano comprensibili solo se colti in un’ottica complementare: per definire l’altro da sé è necessario conoscere il sé e viceversa, senza dimenticare che si tratta di invenzioni illusorie. Allo stesso tempo, identità e alterità sono reciprocamente esclusive, in virtù del fatto che ogni identità, per potersi definire, necessita di tracciare dei confini che la distinguano dall’alterità. Tale processo di costruzione delle comunità può essere pacifico e tollerante, ma molto spesso rischia di portare all’isolamento e all’indifferenza reciproci se non addirittura a dinamiche oppositive e conflittuali. L’insidia deriva dal consolidamento di concettualizzazioni d’identità fortemente divisive, basate su tratti deterministici, che ignorano la complessità intrinseca di ogni individuo, derivante dalla molteplicità delle sue appartenenze, e creano due gruppi identitari separati e inconciliabili, vale a dire due etichette reificanti, un Noi e un Loro. Queste osservazioni generali, riconducibili agli ambiti semiotico, linguistico, filosofico, antropologico, sociologico, storico e giuridico, acquistano particolare rilevanza nell’attualità, in virtù del mai sopito dibattito in merito alla concessione della cittadinanza italiana. Poiché una parte considerevole dei dibattiti pubblici ha luogo sui social, il presente contributo prende in esame tre post di Facebook e i relativi commenti in cui gli utenti della piattaforma utilizzano l’identità locale e nazionale come strumento sia di inclusione che di esclusione. Oltre a ipotizzare la presenza di generali disfunzioni cognitive, comunicative e comportamentali spesso riscontrate in ambito digitale (come hate speech e postverità), ci si sofferma sulle due posizioni espresse in merito alla questione identitaria: coloro che si schierano a favore di una visione esclusiva sembrano associare il concetto di straniero ai tratti somatici, al colore della pelle e all’origine di una persona, criteri tradizionalmente adoperati nelle principali teorie razziali, mentre i sostenitori di un’identità inclusiva non vanno oltre principi generali, se non generici, per sancire l’appartenenza di un individuo a una comunità. Alla luce di quanto riscontrato, nelle riflessioni conclusive è avanzata una possibile proposta operativa e sono formulate due ulteriori riflessioni critiche che aprono nuove prospettive di dibattito e di approfondimento.File | Dimensione | Formato | |
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