Nell’anno in cui la Guerra volge lentamente verso un’aspra e sanguinosa fine, due fortunate favole novecentesche vengono affidate alla carta stampata: sul «Corriere dei Piccoli» appare a puntate la prima stesura de La famosa invasione degli orsi, scritta e illustrata da Dino Buzzati; a distanza di pochi mesi e dopo travagliate vicende editoriali, George Orwell riesce a farsi pubblicare Animal Farm: A Fairy Story. L’occasione compositiva e la forte indipendenza degli scrittori nel contesto letterario coevo contribuiscono alla percezione di una grande distanza tra le due allegorie, a partire dal fondo politico: se in Orwell è evidente e dichiarato, più problematica risulta la collocazione sul piano storico della Famosa invasione. Attraverso una lettura comparata è rilevabile un comune sentire che si manifesta apertamente nei modi della trasfigurazione inquieta del conflitto, sia esso storico o esistenziale, dalla parodia delle autorappresentazioni del potere alla condizione umana come paradigma del male. Ai due autori, che affiancano alla narrativa un’intensa attività giornalistica anche in veste di corrispondenti di guerra, non può sfuggire il fine maieutico della favola, sede privilegiata della satira morale e politica, recuperata nell’età delle masse come grottesco strumento intellettuale. L’allegoria si fonda altresì sulla forza evocativa dell’immagine e si presta per tradizione all’arte dell’illustrazione: se l’opera di Buzzati intrattiene dal principio un rapporto fattuale con il visivo, quella di Orwell lo racchiude in forma potenziale. Uno sguardo sarà dedicato pertanto alle trasposizioni anche recenti delle due favole in altri linguaggi (cinematografico, fumettistico), tra la fascinazione che ancora esercitano e le riflessioni che continuano a esigere dai lettori di oggi.
Fabula docet. La trasfigurazione del conflitto in Dino Buzzati e George Orwell
Virginia Benedetti
2023-01-01
Abstract
Nell’anno in cui la Guerra volge lentamente verso un’aspra e sanguinosa fine, due fortunate favole novecentesche vengono affidate alla carta stampata: sul «Corriere dei Piccoli» appare a puntate la prima stesura de La famosa invasione degli orsi, scritta e illustrata da Dino Buzzati; a distanza di pochi mesi e dopo travagliate vicende editoriali, George Orwell riesce a farsi pubblicare Animal Farm: A Fairy Story. L’occasione compositiva e la forte indipendenza degli scrittori nel contesto letterario coevo contribuiscono alla percezione di una grande distanza tra le due allegorie, a partire dal fondo politico: se in Orwell è evidente e dichiarato, più problematica risulta la collocazione sul piano storico della Famosa invasione. Attraverso una lettura comparata è rilevabile un comune sentire che si manifesta apertamente nei modi della trasfigurazione inquieta del conflitto, sia esso storico o esistenziale, dalla parodia delle autorappresentazioni del potere alla condizione umana come paradigma del male. Ai due autori, che affiancano alla narrativa un’intensa attività giornalistica anche in veste di corrispondenti di guerra, non può sfuggire il fine maieutico della favola, sede privilegiata della satira morale e politica, recuperata nell’età delle masse come grottesco strumento intellettuale. L’allegoria si fonda altresì sulla forza evocativa dell’immagine e si presta per tradizione all’arte dell’illustrazione: se l’opera di Buzzati intrattiene dal principio un rapporto fattuale con il visivo, quella di Orwell lo racchiude in forma potenziale. Uno sguardo sarà dedicato pertanto alle trasposizioni anche recenti delle due favole in altri linguaggi (cinematografico, fumettistico), tra la fascinazione che ancora esercitano e le riflessioni che continuano a esigere dai lettori di oggi.File | Dimensione | Formato | |
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