Governare lo sguardo dei viventi, e con questo il loro desiderio, è uno dei compiti principali che la potenza di cattura del capitalismo contemporaneo deve risolvere. Dalla soluzione di quel problema, infatti, dipende in misura non trascurabile la sua stessa tenuta sistemica. Tenendo sullo sfondo concetti come sussunzione reale, feticismo della merce, spettacolo, biopotere, controllo, immagine–tempo, ed autori centrali del pensiero critico contemporaneo come Marx, Benjamin, Debord, Foucault, Deleuze, il volume offre un approccio storico–genealogico al problema teorico della produzione di soggettività attraverso il governo dello sguardo. Nella prima parte analizza il ruolo e la funzione dell'arte nella genesi del “nuovo spirito del capitalismo". Gli imperativi economici oggi egemoni sembrano aver tratto linfa vitale proprio da alcune penetranti intuizioni delle avanguardie storiche, questa l’ipotesi. Nella seconda parte, attraverso un'indagine sintetica del rapporto tra la soggettività spettatoriale e la “macchina–cinema", vengono indagate le ambivalenze principali del dispositivo cinematografico: luogo laboratoriale per la produzione di soggetti docili, ma anche fucina di pratiche di libertà capaci di sottrarre lo sguardo ai bagliori accecanti dello spettacolo. Un concetto, quest’ultimo, del quale la conclusione del volume ribadisce l’attualità. In forme sempre mutevoli, infatti, lo spettacolo resta quel “rapporto sociale tra individui mediato dalle immagini” in cui Guy Debord aveva visto la chiave di volta del governo capitalistico sui corpi e sulle menti, in una parola sulla vita (di una parte) delle moltitudini.
Governare lo sguardo. Potere, arte, cinema tra primo Novecento e ultimo capitalismo
Alessandro Simoncini
2013-01-01
Abstract
Governare lo sguardo dei viventi, e con questo il loro desiderio, è uno dei compiti principali che la potenza di cattura del capitalismo contemporaneo deve risolvere. Dalla soluzione di quel problema, infatti, dipende in misura non trascurabile la sua stessa tenuta sistemica. Tenendo sullo sfondo concetti come sussunzione reale, feticismo della merce, spettacolo, biopotere, controllo, immagine–tempo, ed autori centrali del pensiero critico contemporaneo come Marx, Benjamin, Debord, Foucault, Deleuze, il volume offre un approccio storico–genealogico al problema teorico della produzione di soggettività attraverso il governo dello sguardo. Nella prima parte analizza il ruolo e la funzione dell'arte nella genesi del “nuovo spirito del capitalismo". Gli imperativi economici oggi egemoni sembrano aver tratto linfa vitale proprio da alcune penetranti intuizioni delle avanguardie storiche, questa l’ipotesi. Nella seconda parte, attraverso un'indagine sintetica del rapporto tra la soggettività spettatoriale e la “macchina–cinema", vengono indagate le ambivalenze principali del dispositivo cinematografico: luogo laboratoriale per la produzione di soggetti docili, ma anche fucina di pratiche di libertà capaci di sottrarre lo sguardo ai bagliori accecanti dello spettacolo. Un concetto, quest’ultimo, del quale la conclusione del volume ribadisce l’attualità. In forme sempre mutevoli, infatti, lo spettacolo resta quel “rapporto sociale tra individui mediato dalle immagini” in cui Guy Debord aveva visto la chiave di volta del governo capitalistico sui corpi e sulle menti, in una parola sulla vita (di una parte) delle moltitudini.File | Dimensione | Formato | |
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