L’intervento armato umanitario nella Repubblica Centrafricana nel 2013 è stato presentato all’opinione pubblica internazionale con argomentazioni disparate, oscillanti tra il dovere di ingerenza umanitaria legata alla responsabilità di proteggere i civili e le ragioni di sicurezza internazionali, con una copertura mediatica semplificata all’insegna della ‘guerra di religione’. Il saggio decostruisce questa narrativa, partendo da un’analisi sincronica delle rappresentazioni locali della guerra per evidenziare come il conflitto affonda le proprie radici in una complessa matrice sociale e politico-economica sia di antica data sia legata a recenti tendenze nazionali, regionali e internazionali. Particolare attenzione viene assegnata al Centrafrica come epicentro di un arco di insicurezza perché incastonato tra sei Stati da anni attraversati da conflittualità e violenza politica che debordano dai porosi confini. Il saggio analizza il conflitto e la narrativa sul conflitto – ricorrendo a fonti documentarie di organizzazioni internazionali, governative e non, alla pubblicistica e passando criticamente in rassegna la letteratura accademica – individua le cause più rilevanti all’origine della crisi (l’ambiguità della cartografia statuale, le politiche di appartenenza e la dimensione dinamica del confine come luogo di produzione di conflitti, di regolamentazione dei rapporti di potere e di cittadinanza) contribuendo a decostruire le ragioni delle numerose, reiterate quanto inconcludenti, missioni militari internazionali espletate nel paese da decenni per dimostrare che, come in altri scenari africani, il peacemaking negoziato si può tradurre in involontario volano di nuove dinamiche di violenza.

Le traiettorie del caos securitario in Centrafrica

GUAZZINI F
2014-01-01

Abstract

L’intervento armato umanitario nella Repubblica Centrafricana nel 2013 è stato presentato all’opinione pubblica internazionale con argomentazioni disparate, oscillanti tra il dovere di ingerenza umanitaria legata alla responsabilità di proteggere i civili e le ragioni di sicurezza internazionali, con una copertura mediatica semplificata all’insegna della ‘guerra di religione’. Il saggio decostruisce questa narrativa, partendo da un’analisi sincronica delle rappresentazioni locali della guerra per evidenziare come il conflitto affonda le proprie radici in una complessa matrice sociale e politico-economica sia di antica data sia legata a recenti tendenze nazionali, regionali e internazionali. Particolare attenzione viene assegnata al Centrafrica come epicentro di un arco di insicurezza perché incastonato tra sei Stati da anni attraversati da conflittualità e violenza politica che debordano dai porosi confini. Il saggio analizza il conflitto e la narrativa sul conflitto – ricorrendo a fonti documentarie di organizzazioni internazionali, governative e non, alla pubblicistica e passando criticamente in rassegna la letteratura accademica – individua le cause più rilevanti all’origine della crisi (l’ambiguità della cartografia statuale, le politiche di appartenenza e la dimensione dinamica del confine come luogo di produzione di conflitti, di regolamentazione dei rapporti di potere e di cittadinanza) contribuendo a decostruire le ragioni delle numerose, reiterate quanto inconcludenti, missioni militari internazionali espletate nel paese da decenni per dimostrare che, come in altri scenari africani, il peacemaking negoziato si può tradurre in involontario volano di nuove dinamiche di violenza.
2014
978-88-430-7377-1
Africa; Conflittualità; Peacekeeping
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12071/1972
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