Il saggio dal titolo “Elio Petri e la proprietà non è più un furto (1973) di Antonio Catolfi analizza il nono lungometraggio di Elio Petri. Un film controverso che arriva dopo i successi internazionali di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970), che a sua volta vince l’Oscar come miglior film straniero, ma anche dopo La classe operaia va in paradiso (1971) trionfante al festival di Cannes dove ottiene la Palme d’or nel 1972 ex aequo con Il caso Mattei di Francesco Rosi. Un film particolare perché precede e anticipa in qualche modo l’oscuro, problematico e preveggente Todo modo (1976). Il film di Petri sulla proprietà è un solido atto d’accusa alla volgarità della ricchezza, all’arroganza delle classi sociali che si elevano senza scrupoli ai danni della povera gente. Partendo da una bizzarra forma di allergia scatenata dal contatto con il denaro, di cui soffre il protagonista Total, il film delinea attraverso una rappresentazione iperbolica e grottesca sei tipologie di ladri: il ragioniere Total (Flavio Bucci), il macellaio (Ugo Tognazzi), l’attore-ladro malato di cuore Albertone (Mario Scaccia), il commissario (Orazio Orlando), il padre di Total, meschino pensionato (Salvo Randone), e Anita (Daria Nicolodi), l’amante del macellaio. Al centro del rapporto tra i protagonisti c’è la sottrazione della proprietà, l’essere ladri, seppur in modi e forme differenti.

Elio Petri e La proprietà non è più un furto

Catolfi A
2015-01-01

Abstract

Il saggio dal titolo “Elio Petri e la proprietà non è più un furto (1973) di Antonio Catolfi analizza il nono lungometraggio di Elio Petri. Un film controverso che arriva dopo i successi internazionali di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970), che a sua volta vince l’Oscar come miglior film straniero, ma anche dopo La classe operaia va in paradiso (1971) trionfante al festival di Cannes dove ottiene la Palme d’or nel 1972 ex aequo con Il caso Mattei di Francesco Rosi. Un film particolare perché precede e anticipa in qualche modo l’oscuro, problematico e preveggente Todo modo (1976). Il film di Petri sulla proprietà è un solido atto d’accusa alla volgarità della ricchezza, all’arroganza delle classi sociali che si elevano senza scrupoli ai danni della povera gente. Partendo da una bizzarra forma di allergia scatenata dal contatto con il denaro, di cui soffre il protagonista Total, il film delinea attraverso una rappresentazione iperbolica e grottesca sei tipologie di ladri: il ragioniere Total (Flavio Bucci), il macellaio (Ugo Tognazzi), l’attore-ladro malato di cuore Albertone (Mario Scaccia), il commissario (Orazio Orlando), il padre di Total, meschino pensionato (Salvo Randone), e Anita (Daria Nicolodi), l’amante del macellaio. Al centro del rapporto tra i protagonisti c’è la sottrazione della proprietà, l’essere ladri, seppur in modi e forme differenti.
2015
9788863180459
Elio Petri; cinema italiano; cinema politico
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12071/1426
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