Il libro si articola in due capitoli che rispondono il I (“Storia dell'ottava rima nel Rinascimento”) a un excursus su una forma metrica le cui origini, incerte e dibattute, e l'apoteosi epico-cavalleresca nel pieno Cinquecento, si intrecciano con la storia della fondazione lirica petrachista, con la storia dei generi poetici, con la nascita della critica letteraria, con la storia della metrica e della codificazione del volgare italiano, e il II capitolo (“Geografia e storia dell'ottava rima”) indaga la diffusione nei maggiori centri culturali italiani dell'inizio del secolo: da Napoli a Milano a Roma a Firenze a Bologna, alla corte di Urbino. Dalla genesi, quindi, una vera e propria "vexata quaestio” su cui si sono confrontati numerosi e consolidati studi (tutti puntualmente registrati e discussi dall’Autore) e su cui è stata aggiunta una rilevante quantità di materiali di prima mano, fino alla ricostruzione di una storia che, attraverso una indagine serrata su manoscritti antologici e prime stampe di aggregazioni poetiche di autori vari che portavano significativi titolazioni di "Opera nova", a sottolineare la novità e l'uso per contenuti "lirici" di un metro destinato a diventare l'ottava d'oro della nostra trazione letteraria, delinea anche la fisionomia di un metro duttile, capace di esaltare contenuti narrativi come di esaltare intensità liriche e, soprattutto, capace di evidenziare con forza, in quello scorcio di anni tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, come la questione della scelta del volgare passasse anche attraverso il meno nobile patrimonio della poesia cortigiana, di strambotti e poesia all’improvviso e avesse nella codificazione attuata nelle "Stanze" di Pietro Bembo un momento di svolta davvero decisivo che portava a una risoluzione «dell’ottava narrativa e descrittiva quattrocentesca nei termini discorsivi e lirici petrarcheschi della poesia di un’età nuova», secondo le famose parole di Carlo Dionisotti.

FRA LIRICA E NARRATIVA. STORIA DELL'OTTAVA RIMA NEL RINASCIMENTO

CALITTI F
2004-01-01

Abstract

Il libro si articola in due capitoli che rispondono il I (“Storia dell'ottava rima nel Rinascimento”) a un excursus su una forma metrica le cui origini, incerte e dibattute, e l'apoteosi epico-cavalleresca nel pieno Cinquecento, si intrecciano con la storia della fondazione lirica petrachista, con la storia dei generi poetici, con la nascita della critica letteraria, con la storia della metrica e della codificazione del volgare italiano, e il II capitolo (“Geografia e storia dell'ottava rima”) indaga la diffusione nei maggiori centri culturali italiani dell'inizio del secolo: da Napoli a Milano a Roma a Firenze a Bologna, alla corte di Urbino. Dalla genesi, quindi, una vera e propria "vexata quaestio” su cui si sono confrontati numerosi e consolidati studi (tutti puntualmente registrati e discussi dall’Autore) e su cui è stata aggiunta una rilevante quantità di materiali di prima mano, fino alla ricostruzione di una storia che, attraverso una indagine serrata su manoscritti antologici e prime stampe di aggregazioni poetiche di autori vari che portavano significativi titolazioni di "Opera nova", a sottolineare la novità e l'uso per contenuti "lirici" di un metro destinato a diventare l'ottava d'oro della nostra trazione letteraria, delinea anche la fisionomia di un metro duttile, capace di esaltare contenuti narrativi come di esaltare intensità liriche e, soprattutto, capace di evidenziare con forza, in quello scorcio di anni tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, come la questione della scelta del volgare passasse anche attraverso il meno nobile patrimonio della poesia cortigiana, di strambotti e poesia all’improvviso e avesse nella codificazione attuata nelle "Stanze" di Pietro Bembo un momento di svolta davvero decisivo che portava a una risoluzione «dell’ottava narrativa e descrittiva quattrocentesca nei termini discorsivi e lirici petrarcheschi della poesia di un’età nuova», secondo le famose parole di Carlo Dionisotti.
2004
88-87657-22-X
METRICA; OTTAVA RIMA; POESIA DEL RINASCIMENTO; POESIA CORTIGIANA; POESIA CAVALLERESCA; QUESTIONE DELLA LINGUA
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12071/2627
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