This article proposes a comparative analysis of the relationships between vision devices, understood according to Mitchell’s studies as mediators of experience, and pas- sionate devices, to be understood, on the basis of semiotics by Algirdas Julien Greimas, as micro-narrations inscribed in the sentences.These sentences describe characters and environments of the narrative world, the actions, and the psychological traits of the characters, clearly declared or inferred from the action. In this essay the critical tools of visual culture are applied, and the semiotic ones for the study of passionate states and spaces, at the descriptions of two authors of Italian female literature:Anna Maria Ortese and Lalla Romano.The two authors have dedicated many writings to the description of spaces and environments, in particular referred to places with a strong geographical and cultural characterization.The two selected cases (some stories by Anna Maria Ortese dedicated to Naples and the novel La penumbra che abbiamo attraversato by Lalla Romano, dedicated to the birthplace Demonte, renamed in the novel as Ponte Stura) correspond to two different descriptive techniques of spaces, and different ways of rewriting the human geographies of the places involved. The analyzes show that the descriptive techniques used by the two authors rely on the passionate description.This description deconstructs the scopic device that historically created the vision (image according to Mitchell) of the observed places - Naples and Demonte - and installs a new, alternative and re-contextualized point of view starting from the real figures of the place (pictures according to Mitchell).This point of view, that is the author’s point of view, is eminently emotional-passionate, and can range from simple emotional involvement to the physical involvement of the body (embodiment). In a specular way, the reader follows the same involvement of the author.

Questo articolo propone un’analisi comparata delle relazioni tra dispositivi della vi- sione, intesi secondo la proposta di Mitchell come mediatori dell’esperienza, e dispositivi timici, da intendersi, sulla scorta della teoria semiotica proposta dal linguista Algirdas Julien Greimas, come micro-narrazioni inscritte negli enunciati di stato o di processo che descrivono gli esistenti narrativi, cioè i personaggi e gli ambienti, e con essi i tratti psicologici palesemente dichiarati o desumibili dall’azione nello spazio. Per realizzare tale obiettivo l’articolo applica gli strumenti critici della cultura visuale, e quelli semiotici per lo studio degli spazi e degli stadi passionali, a due autrici della letteratura femminile italiana che hanno dedicato molti scritti alla descrizione di spazi e ambienti con una forte caratterizzazione geografico-culturale. I due casi selezionati (alcuni racconti di Anna Maria Ortese dedicati a Napoli e il romanzo di Lalla Romano La penombra che abbiamo attraversato, dedicato al paese natale Demonte e rinominato nel romanzo Ponte Stura) rappresentano altrettante tipologie passionali alle quali corrispondono differenti tecniche descrittive degli spazi, e differenti modi di valorizzare le geografie umane dei luoghi coinvolti. Le analisi dimostrano che in ognuna di queste tecniche la scrittura viene usata per decostruire il dispositivo scopico che ha storicamente creato le visioni (image secondo Mitchell) dei luoghi – Napoli e Demonte – e per proporre al loro posto un nuovo punto di vista, alternativo e ricontestualizzato.Tale punto di vista è interno ai luoghi, è il punto di vista delle figure (picture secondo Mitchell), ed è eminentemente emotivo- passionale, secondo gradazioni che possono andare dal semplice coinvolgimento emotivo al coinvolgimento fisico del corpo (embodiment). Si tratta di tecniche che partono dal coinvolgimento fisico dell’autore e mirano a creare, specularmente, lo stesso coinvolgi- mento nel lettore.

La decostruzione timica dei Dispositivi della visione. Strategie descrittive dello spazio e degli ambienti in Anna Maria Ortese e Lalla Romano

Toni Marino
2018-01-01

Abstract

This article proposes a comparative analysis of the relationships between vision devices, understood according to Mitchell’s studies as mediators of experience, and pas- sionate devices, to be understood, on the basis of semiotics by Algirdas Julien Greimas, as micro-narrations inscribed in the sentences.These sentences describe characters and environments of the narrative world, the actions, and the psychological traits of the characters, clearly declared or inferred from the action. In this essay the critical tools of visual culture are applied, and the semiotic ones for the study of passionate states and spaces, at the descriptions of two authors of Italian female literature:Anna Maria Ortese and Lalla Romano.The two authors have dedicated many writings to the description of spaces and environments, in particular referred to places with a strong geographical and cultural characterization.The two selected cases (some stories by Anna Maria Ortese dedicated to Naples and the novel La penumbra che abbiamo attraversato by Lalla Romano, dedicated to the birthplace Demonte, renamed in the novel as Ponte Stura) correspond to two different descriptive techniques of spaces, and different ways of rewriting the human geographies of the places involved. The analyzes show that the descriptive techniques used by the two authors rely on the passionate description.This description deconstructs the scopic device that historically created the vision (image according to Mitchell) of the observed places - Naples and Demonte - and installs a new, alternative and re-contextualized point of view starting from the real figures of the place (pictures according to Mitchell).This point of view, that is the author’s point of view, is eminently emotional-passionate, and can range from simple emotional involvement to the physical involvement of the body (embodiment). In a specular way, the reader follows the same involvement of the author.
2018
Questo articolo propone un’analisi comparata delle relazioni tra dispositivi della vi- sione, intesi secondo la proposta di Mitchell come mediatori dell’esperienza, e dispositivi timici, da intendersi, sulla scorta della teoria semiotica proposta dal linguista Algirdas Julien Greimas, come micro-narrazioni inscritte negli enunciati di stato o di processo che descrivono gli esistenti narrativi, cioè i personaggi e gli ambienti, e con essi i tratti psicologici palesemente dichiarati o desumibili dall’azione nello spazio. Per realizzare tale obiettivo l’articolo applica gli strumenti critici della cultura visuale, e quelli semiotici per lo studio degli spazi e degli stadi passionali, a due autrici della letteratura femminile italiana che hanno dedicato molti scritti alla descrizione di spazi e ambienti con una forte caratterizzazione geografico-culturale. I due casi selezionati (alcuni racconti di Anna Maria Ortese dedicati a Napoli e il romanzo di Lalla Romano La penombra che abbiamo attraversato, dedicato al paese natale Demonte e rinominato nel romanzo Ponte Stura) rappresentano altrettante tipologie passionali alle quali corrispondono differenti tecniche descrittive degli spazi, e differenti modi di valorizzare le geografie umane dei luoghi coinvolti. Le analisi dimostrano che in ognuna di queste tecniche la scrittura viene usata per decostruire il dispositivo scopico che ha storicamente creato le visioni (image secondo Mitchell) dei luoghi – Napoli e Demonte – e per proporre al loro posto un nuovo punto di vista, alternativo e ricontestualizzato.Tale punto di vista è interno ai luoghi, è il punto di vista delle figure (picture secondo Mitchell), ed è eminentemente emotivo- passionale, secondo gradazioni che possono andare dal semplice coinvolgimento emotivo al coinvolgimento fisico del corpo (embodiment). Si tratta di tecniche che partono dal coinvolgimento fisico dell’autore e mirano a creare, specularmente, lo stesso coinvolgi- mento nel lettore.
visual, device, description, architecture, photography, embodiment
Dispositivo visivo, Descrizione, Architettura, Fotografia, Embodiment
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12071/19887
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