Guglielmo da Baskerville: uno Sherlock Holmes medievale, trasportato nel relativismo del XX secolo

L’indagine critica al romanzo di Umberto Eco Il nome della rosa va nella direzione di una sua interpretazione in chiave prettamente ‘gialla’. Sebbene infatti studiosi ma anche lo stesso autore piemontese abbiamo, peraltro a ragione, ammonito di non considerare il libro in questione alla stregua di un semplice detective story, non si può fare a meno di evidenziare come il testo di Eco possieda tutti o quasi gli ingredienti strutturali e non solo di un tipico romanzo d’indagine, replicandone molte soluzioni tra le più caratteristiche e volgarizzate. In particolare si è cercato di proporre un’attenta comparazione tra lo Sherlock Holmes di Doyle e il Guglielmo da Baskerville di Eco, mettendone in risalto le evidenti analogie ma anche le marcate e significative divergenze. Il protagonista del Nome della rosa s’impone infatti alla fine non come certamente l’investigatore-eroe di stampo positivista, il sacerdote della ragione e dell’intelligenza infallibile, ma al contrario come un detective disincantato e tormentato, minato da dubbi, lontano da ogni facile quanto pericoloso manicheismo ideologico.