La Svezia, oggi meta di destinazione di significativi flussi migratori, ha sviluppato nel corso del tempo un proprio, originale, modello di integrazione dei migranti nel contesto nazionale, concretamente declinatosi, per lungo tempo, nel senso della espressa vocazione ai principi del multiculturalismo, secondo una prospettiva indirizzata alla ricerca di una effettiva integrazione dei migranti nel mercato del lavoro e nella società, con politiche attive di sostegno alla diversità culturale ed alla reciproca eguaglianza e solidarietà tra migranti e nativi svedesi. A differenza di altri paesi europei, i quali negli ultimi anni hanno intrapreso un comune percorso volto all’introduzione di severe norme in tema di integrazione civica dei migranti – quali corsi obbligatori di cultura civica nazionale, test linguistici o requisiti economici per l’ingresso, la concessione di permessi di soggiorno o la cittadinanza del paese ricevente – in Svezia tali misure non sono ancora, al contrario, state adottate, né imposte quali obbligatorie a carico dei migranti, con il risultato di classificare il modello svedese di integrazione come differente da quello oggi prevalente in Europa (indicato icasticamente come ‘fuga dal multiculturalismo’). Il modello svedese è stato, tuttavia, messo duramente alla prova, di recente, dalla situazione di particolare emergenza determinata dallo straordinario flusso di rifugiati verificatosi nell’autunno 2015, che ha costretto le istituzioni svedesi a ricorrere a misure straordinarie – approvate con leggi temporanee, destinate a cessare al termine di un periodo predefinito di tempo – per fronteggiare l’emergenza, non senza critiche e contestazioni, anche d’ordine costituzionale, rispetto alle misure concretamente prese, che pongono qualche dubbio sulla tenuta complessiva del modello a fronte del protrarsi (o del ripetersi) di fenomeni straordinari quali quelli in questione.

Comparazione, integrazione, multiculturalismo: il percorso della Svezia.

F. Duranti
2018-01-01

Abstract

La Svezia, oggi meta di destinazione di significativi flussi migratori, ha sviluppato nel corso del tempo un proprio, originale, modello di integrazione dei migranti nel contesto nazionale, concretamente declinatosi, per lungo tempo, nel senso della espressa vocazione ai principi del multiculturalismo, secondo una prospettiva indirizzata alla ricerca di una effettiva integrazione dei migranti nel mercato del lavoro e nella società, con politiche attive di sostegno alla diversità culturale ed alla reciproca eguaglianza e solidarietà tra migranti e nativi svedesi. A differenza di altri paesi europei, i quali negli ultimi anni hanno intrapreso un comune percorso volto all’introduzione di severe norme in tema di integrazione civica dei migranti – quali corsi obbligatori di cultura civica nazionale, test linguistici o requisiti economici per l’ingresso, la concessione di permessi di soggiorno o la cittadinanza del paese ricevente – in Svezia tali misure non sono ancora, al contrario, state adottate, né imposte quali obbligatorie a carico dei migranti, con il risultato di classificare il modello svedese di integrazione come differente da quello oggi prevalente in Europa (indicato icasticamente come ‘fuga dal multiculturalismo’). Il modello svedese è stato, tuttavia, messo duramente alla prova, di recente, dalla situazione di particolare emergenza determinata dallo straordinario flusso di rifugiati verificatosi nell’autunno 2015, che ha costretto le istituzioni svedesi a ricorrere a misure straordinarie – approvate con leggi temporanee, destinate a cessare al termine di un periodo predefinito di tempo – per fronteggiare l’emergenza, non senza critiche e contestazioni, anche d’ordine costituzionale, rispetto alle misure concretamente prese, che pongono qualche dubbio sulla tenuta complessiva del modello a fronte del protrarsi (o del ripetersi) di fenomeni straordinari quali quelli in questione.
2018
978-88-495-3736-9
Svezia, Costituzione, Diritto costituzionale comparato, Integrazione, Multiculturalismo.
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